Luca Crovi: Viaggio sulle orme di Ho-chi Min, Stendhal e De Angelis. Da Porta Nuova a Porta Garibaldi
C’era una volta il Borgh de civulat, il quartiere degli ortolani che inglobava tutta via Canonica, Via Pier della Francesca, Paolo Sarpi, Via Londonio e Piazza Baiamonti, un quartiere dedicato ai prodotti ortofrutticoli al quale nel tempo si è sostituito il Quartiere Cinese di Milano. Dal Borgh de Civulat a Porta Garibaldi e a Porta Nuova, l’itinerario proposto nella nostra passeggiata d’autore propone una camminata lungo i luoghi attraversati dal commissario Carlo De Vincenzi e da Stendhal ma anche dal giovane Ho-Chi Min, che proprio alla Trattoria della Pesa svolse per un po’ di tempo il ruolo di lava piatti e aiuto cuoco. Un viaggio della memoria di Milano.
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APPUNTAMENTO
Sabato 2 aprile
Ore 10.30
Viale Pasubio – Fondazione Feltrinelli
MM 2 Garibaldi
Info/Prenotazioni: info@passeggiatedature.it – 3392220777
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L’AUTORE
Luca Crovi, redattore alla Sergio Bonelli Editore, dove cura attualmente le serie del commissario Ricciardi e di Deadwood Dick. Ha collaborato con diversi quotidiani e periodici tra cui “il Giornale”, e realizzato la monografia Tutti i colori del giallo (2002), divenuta nel 2003 trasmissione radiofonica su Radio2.
Ha sceneggiato storie a fumetti da testi di Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts e Joe R. Lansdale.
Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Noir. Istruzioni per l’uso (2013) e Giallo di rigore (2016) L’ombra del campione è il suo primo romanzo.
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IL LIBRO
L’ombra del campione
C’era una volta la Milano della ligéra, la città popolata dai contrabbandieri, dai maestri del borseggio e dagli artisti dello scasso: balordi intenti in malefatte più che in misfatti, persi nell’eterno “guardie e ladri” con i “ghisa” e la “madama”. Corre l’anno 1928 e da Roma Benito Mussolini, duce del fascismo, dichiara guerra ai duri meneghini. Intanto, nella regia questura in piazza San Fedele è di stanza un poliziotto che legge Platone e va pazzo per la cassoeula. Lo chiamano il “poeta del crimine”. Nelle spire della scighera, la spessa bruma che punge i visi e gela i cuori, torna il commissario Carlo De Vincenzi, già protagonista dei gialli di culto firmati, a cavallo tra i Trenta e i Quaranta, dallo scrittore Augusto De Angelis. Al poliziotto tocca fare i conti con l’anima più profonda della Capitale morale: quella che trema ai boati di bombe attribuite agli anarchici e sogna dietro alle magie del suo Peppìn, l’eroe dell’Ambrosiana, registrato all’anagrafe col nome di Meazza Giuseppe. Sarà il commissario a svelare i misteri che aleggiano intorno alla vita del campione, mentre dovrà vedersela con i piccoli, grandi enigmi di una malavita stracotta come la busecca e romantica come un riflesso al tramonto sull’acqua dei Navigli.
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L’ultima canzone del Naviglio
Gennaio 1929. Mentre il Generale Inverno assedia Milano e la avvolge di bianco, il pugno di ferro della milizia fascista cala sulla città che sta cambiando da un giorno all’altro. Automobili invadono le strade, vicoli cedono il posto ai boulevard e il Naviglio interno soccombe sotto le nuove coperture in pietra. Ma non tutti piegano il capo. Alla Scala Arturo Toscanini si rifiuta di eseguire gli inni al re e al duce convinto di dover suonare ben altra musica. Nei vecchi quartieri i “bravi ragazzi” della mala meneghina rispondono agli sgherri di Mussolini. E nella questura di piazza San Fedele il commissario Carlo De Vincenzi non si lascia ingannare da chi vuole depistarlo. Una donna è stata trovata cadavere davanti alla Colonna del Diavolo, vicino alla basilica di Sant’Ambrogio, e il caso rischia di compromettere alcuni membri del Partito. La successiva morte di un barcaiolo, che sta trasportando un ultimo carico di carta verso il Tombon de San Marc, prima dell’interramento del Naviglio, sembra a tutti un incidente. Ma non a De Vincenzi, e nemmeno ai malnatt della ligéra che della gran Milan conoscono l’anima e la lingua segreta. Dopo «L’ombra del campione», Luca Crovi rimette in scena un’icona del giallo italiano, il celebre poliziotto creato da Augusto De Angelis tra i Trenta e i Quaranta, componendo il canto del cigno di un mondo al tramonto, di una variopinta umanità che affrontava la vita con coraggio e sbeffeggiava il potere con una risata.